giovedì 9 ottobre 2008

"So Young" by the Suede (1993)

"Teenage wasteland!!! They're all wasted...".
Ci sono due modi per descrivere la paura, la disperazione, il vuoto di una generazione. O ci si erge a tribunale delle coscienze, pretendendo di essere al di là e al di sopra delle umane miserie, oppure ci si "sporca le mani" (sartrianamente, sì) con le brutture della realtà e ci si mescola con chi sta male, con chi è giovane, con chi è "andato". Così fanno i Suede di Brett Anderson e Bernard Butler, con questo capolavoro, probabilmente la più triste e agghiacciante canzone sull'adolescenza mai scritta. Dominata dai toni alti e dal falsetto di Anderson, questa canzone si apre con un attacco davvero straordinario, quasi un invito alle armi (o a lasciar perdere tutto?): "she can start to walk out if she wants!", per poi passare a un duro "because we're young, because we're gone". E' rappresentata una gioventù perduta, ma che non molla, una gioventù che ammette di voler "chase the dragon" (slang giovanile inglese per "inalare eroina"), ma che, pur nel delirio, pur nell'assoluto degrado ("the skyline stained the snow", di sangue, di sogni perduti), è pronta a "spaventare il mondo con occhi di tigre". Perchè siamo giovani, siamo andati, ci siamo persi per "servi che ci tengono in ebollizione" (altra metafora per l'eroina), ma non siamo (ancora) morti. Già, ancora. Perchè poi il finale della canzone, con Anderson che si perde nei vocalizzi "from our home" (nel cielo, lontano dalla città...), propone una chiusura di morte, quasi una liberazione.

Dall'album Suede (1993) dei Suede, parole: Brett Anderson, musica: B.Anderson, Bernard Butler.

THE PASSION OF NEW EVE di Angela Carter




"I thought I was bidding a last goodbye to the iconography of adolescence; tomorrow, I would fly to a new place, another country...". Così il protagonista del romanzo, il giovane Evelyn, si prepara allo sbarco in America. L'inesperto agnello da latte inglese presto scoprirà il mondo dissoluto e apocalittico di New York ("in New York I found, instead of hard edges and clean colours, a lurid, Gothic darkness that closed over my head entirely and became my world"). Angela Carter, la compianta, straordinaria scrittrice inglese, morta nel 1992, con questo romanzo, che definirei la sua opera "punk" per eccelenza, tra l'altro pubblicata nel 1977, propone una personalissima doppia riflessione: da una parte, la visione apocalittica di una New York disumana circondata da un deserto carico di significati simbolici, dall'altra la riproposta del Bildungsroman, di un coming of age che prevede non solo una scoperta di sè, ma soprattutto un cambiamento. E il cambiamento è sessuale. Evelyn, trapiantato in America, viene catturato da un gruppo femminista combattente (geniale parodia delle lettrici stesse della Carter) e trasformato nella nuova Eva. Il percorso sarà duro, una blasfema Passione che lo/la costringerà a fare i conti con la propria sessualità. Fino all'incontro con l'eterno femminino, Tristessa, un'attrice che adombra la figura di Greta Garbo e che è l'idolo dell'adolescenza di Evelyn. E sarà un incontro molto, MOLTO particolare.



Un'opera a mio avviso straordinaria, ricca di humour e di cupa rassegnazione, un lungo viaggio che trasporta il lettore in un universo dominato dalla paura e dalla perdita di sè.



Da avere assolutamente (come l'intera opera della Carter).

venerdì 2 febbraio 2007

"Waterloo Sunset" by The Kinks (1967)

Inauguro con il capolavoro dei Kinks la rubrica Grandi Canzoni, in cui mi cimenterò nella recensione di una canzone come se fosse (ma le più belle non lo sono forse?) una poesia. Il testo della canzone lo potete leggere su http://kinks.it.rit.edu/discography/showsong.php?song=432 .
Erroneamente intesa come una canzone d'amore, Waterloo Sunset è invece soprattutto una storia di solitudine metropolitana. Il narratore-protagonista (che adombra la figura stessa di Ray Davies, leader dei Kinks e autore del testo) sta guardando dalla sua finestra il quartiere di Waterloo e il Tamigi che scorre inesorabile ("dirty old river, must you keep rolling flowing into the night"). Sono probabilmente le 7 di sera, l'ora in cui milioni di londinesi tornano nelle loro case dopo il lavoro ("people so busy make me feel dizzy"), muovendosi come insetti ("swarming like flies 'round Waterloo underground") incuranti di ciò che succede intorno a loro. Ma il narratore no, lui, che non ha amici ("but I don't need no friends", dice), che in fondo non vive come gli altri, non si muove per la città, ma è incollato alla sua finestra, lui, quasi un simbolo dell'orso solo e alienato, tipico prodotto della metropoli, riesce a vedere il bello che gli altri non vedono, troppo impegnati a vivere. Vede il tramonto su Waterloo, un piccolo angolo di paradiso dentro a una Londra disumana ("as long as I gaze on Waterloo sunset, I am in paradise"). E improvvisamente la prospettiva si ribalta perchè compaiono due personaggi che come lui riescono ad apprezzare ciò che sta loro attorno, ma che, diversamente da lui, non hanno paura di uscire dalla loro casa e di vivere e di amare. Sono due giovani innamorati, Terry and Julie (probabilmente ispirati alle figure degli attori Terence Stamp e Julie Christie, al centro di molto gossip all'epoca della canzone) che non scendono nella metropolitana come gli sciami di uomini-mosche dei versi precedenti (immagine montaliana, non è vero?), ma che passano sul ponte sopra il Tamigi e ammirano il tramonto. E si sentono al sicuro, safe and sound, perchè hanno l'amore e anche se intorno la sera è fredda ("chilly chilly is the evening time"), almeno il tramonto è stupendo. Chissà se il protagonista li raggiungerà o se invece rimarrà prigioniero del suo isolamento. La canzone si conclude con il semplice "Waterloo sunset's fine", forse qualcuno è destinato a vederlo da solo, altri insieme. Ma basta saperlo vedere no?
Dall'album Something Else By The Kinks (1967), parole e musica di Ray Davies.

giovedì 18 gennaio 2007

Cult Movies 1 - FULL CIRCLE di Richard Loncraine - CAN/GB 1976



...aka The Haunting of Julia, ovvero Demonio dalla faccia d'angelo.

Apro la sezione "Cult Movies" con questo dimenticato film horror del 1976 con Mia Farrow. La benemerita messa in onda del film da parte della tv locale TeleSanterno mi spinge a parlarne. E' una classica ghost story, tratta dal racconto Julia di Peter Straub. Mia Farrow (ottima e con un taglio di capelli che richiama il suo ruolo più famoso, la Rosemary di Polasnki) interpreta il ruolo di Julia, una giovane donna distrutta dalla morte della figlia, di cui si sente, e forse è, responsabile. Dopo aver lasciato il marito (l'ambiguo Keir Dullea), da cui si sente (ab)usata, Julia decide di cominciare una nuova vita da sola. Purtroppo per lei la casa dove si è trasferita nasconde un inquietante e sanguinoso segreto, e tra le mura dell'elegante residenza sembra aggirarsi il fantasma di una bambina, bionda e dal viso d'angelo come la sua figlia perduta... Meglio non aggiungere altro. Quello che poteva diventare un trito e stravisto film sulle case infestate (si pensi ai classici The Uninvited di L.Allen o The Innocents di Clayton, anche se il secondo è stato sicuramente fonte d'ispirazione per il film di Loncraine), si trasforma invece in una disturbante e straziante riflessione sull'elaborazione del lutto. La Farrow è strepitosa nel dipingere la progressiva discesa nella pazzia del suo personaggio perchè se da un lato ne abbiamo paura, dall'altra proviamo un naturale sentimento di pietà per lei.
E' un film pieno di momenti memorabili, dall'inizio shock, in cui in una tranquilla colazione di famiglia fa capolino la Morte, all'omicidio di uno dei personaggi sulle note di Speedy Gonzalez cantata da Pat Boone. Ma forse due scene svettano per forza e per il turbamento che provocano in noi spettatori: la seduta spiritica nella casa di Julia e l'allucinante e tristissima sequenza finale, che davvero è impossibile da dimenticare, come scrive Mereghetti.
La regia è sinuosa e attenta, quasi ipnotica, mentre il contributo offerto dalla colonna sonora di Colin Towns è incommensurabile.
E' un film da non perdere! Voto: 8

Mi presento...

Ciao a tutti, sono Vancio (o Luca, as you like it). Questo blog sarà dedicato alle mie più grandi passioni, che sono il cinema (di genere, d'autore, cult), la musica (il nome del mio blog è anche il titolo di una splendida canzone di John Cale), la TV e, last but not least, la letteratura. I miei post saranno principalmente recensioni di film, album, libri, etc...E lo prometto, non sarà un "laudant illa, sed ista legunt" così in voga altrove, i miei post sono frutto di una passione autentica. :)